AA VV, MEMORIES /NO MEMORIES
Fotografia fra flusso e ricordo
A cura di Sandro Bini e Giulia Sgherri
Index di una selezione dall'Archivio Tumblr (2015-2019) memoriesnomemories.tumblr.com |
Durante le lunghe giornate della Quarantena ho approfittato per leggere la riedizione di un saggio assai interessante uscito nel 2011 e ripubblicato da Feltrinelli nel novembre 2019. Il saggio in questione di Andrea Balzola e Paolo Rosa si intitola "L'arte fuori di sé / Un manifesto per l'età post-tecnologica", Balzola è scrittore e docente all'Accademia delle Belle Arti di Brera e Torino, mentre il compianto Paolo Rosa (scomparso nel 2013) è stato il cofondatore nel 1982 di Studio Azzuro e docente della Accademia delle Belle Arti di Brera. Il libro partendo dalla crisi di identità di un'arte contemporanea per lo più ingabbiata in un sistema autoreferenziale e guidata da logiche di mercato (incapace quindi di interpretare la trasformazione sociale e antropologica in atto causata dalla rivoluzione digitale), cerca di sviluppare alcune proposte alternative, applicabili a mio modesto parere anche al mondo della fotografia di ricerca. Con una sintesi del tutto soggettiva e arbitraria (delle riflessioni e delle tesi dei due autori del saggio) cercherò di suggerire una sorta di glossario, come premessa teorica e piccolo manifesto operativo, per una pratica fotografica alternativa e socialmente impegnata. Ovvio che per ogni parola o gruppo di parole indicate sono possibili esempi e ulteriori infiniti approfondimenti. Compito di questo articolo, come sempre, è solo quello di aprire un dibattito e sollecitare riflessioni e suggerimenti.
Premesse teorico-concettuali
Responsabilità
Chi produce fotografia ne è responsabile eticamente ed esteticamente Essere responsabili significa farsi delle domande: sul dispositivo che stiamo utilizzando (autocoscienza tecnologica) e sulla scelta e trattamento dei temi che stiamo affrontando. Bisogna utilizzare la fotografia per un preciso progetto etico ed estetico, in grado non solo di interpretare il presente, ma anche di fornire riflessioni e strumenti per immaginare il futuro.
Complessità
Comprendere la complessità delle differenti pratiche sociali e utilizzi mediatici e comunicativi delle immagini è fondamentale per una pratica fotografica consapevole.
Tecnologia / Linguaggio
Le nuove tecnologie dovrebbero produrre nuovi linguaggi in grado di leggere e interpretare meglio i fenomeni in atto. E' compito dei fotografi svilupparli, nell'ambito del loro lavoro, per il trattamento dei temi delle loro ricerche.
Procedure e finalità operative
Pluralità / Ritualità / Politica
Alla Fotografia Singolare e autoreferenziale (rivolta ai soli addetti ai lavori) si risponde con una Fotografia Plurale, rituale, politica: una pratica fotografica collettiva (collaborativa, partecipativa, relazionale, interattiva e sociale) rivolta potenzialmente a tutti e in grado di stabilire contatti e relazioni con la società e il Territorio. Si tratta di una operatività in grado di generare habitat creativi socializzabili, sia fisici che virtuali (attraverso la rete). In questo modo la fotografia si fa politica e sociale ed è in grado, non solo di leggere i fenomeni, ma di riconfigurare i comportamenti e la sensibilità collettiva.
Anacronismo
Alla cosiddetta fotografia contemporanea, legata all'attualità, alla moda e al mercato dell'arte, si contrappone una fotografia anacronistica (interpretatrice e anticipatrice dei fenomeni e in grado di agire su di essi). Una fotografia capace di risensibilizzare una umanità anestetizzata e formattizzata, attraverso un uso profanatorio e performativo del dispositivo.
Antropoetica
Bisogna cercare di riconnettere la memoria tecnologica del dispositivo fotografico ad una dimensione umana, sensibile, emotiva e narrativa. Questo tipo di approccio antropoetico è in grado di combinare: riflessione teorica, consapevolezza politica e sensibilità poetica.
Formarsi / Formare
La formazione deve essere continua. Centrale è il rapporto con la tecnologia, in quanto offre la possibilità di creazione di nuovi linguaggi in grado di interpretare meglio i fenomeni in atto. Come formatore, per un fotografo, è importante saper spaesare e farsi spaesare, imparando dagli studenti, con un approccio didattico laboratoriale e partecipativo, che sia consapevolmente sperimentale.
Organizzare
Il ruolo del fotografo, in quanto operatore e sollecitatore culturale, ricercatore di rapporti relazionali, deve essere in grado di creare contesti e habitat creativi e di fruizione collegati al territorio o alla rete, in grado di valorizzare e alimentare socialmente (in modo interattivo e partecipato) le sue visioni, creando gli anticorpi simbolici verso le patologie sociali.
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