Sandro Bini, Senza titolo, Ottobre 2013 |
Tutto perfetto la luce,
la forma, l’istante, ma la batteria è finita o la pellicola e a fondo corsa,
oppure non ce la faccio proprio per tanti motivi a scattare in una determinata
situazione emotiva (dolore, stress, angoscia o quant’altro). La foto è
irrimediabilmente perduta, quell’irripetibile istante non potrà piu ripetersi, è
definitivamente andato. Al "rimorso fotografico" sopradescritto fa da contrappunto il suo "rimosso": ciò che il fotografo ha scattato ma che in
fase di editing accantona subito con sicurezza perché ritiene inadatto, banale,
non funzionale Nella mia esperienza didattica in fase di
editing ho una procedura istintiva e collaudata: partire dalla revisione e valutazione
degli “scarti”, magari ovviamente per confermali, spesso però capita di recuperarli e che siano estremamente "funzionali" nella costruzione del percoso visivo. Non mi interessa tanto la valenza psicologica e
terapeutica del “rimosso fotografico” quando la speciale qualità visiva (non saprei
definirla in altro modo) che spesso "sento" in quegli scarti recuperati. Ecco mi
piace pensare che il “rimorso fotografico” di non aver potuto o voluto fare
quella determinata foto a volte ritorni in qualche modo in una sorta di mood
visivo come “rimosso” in qualche foto
che abbiamo fatto e vorremo subito eliminare. E’ una attenzione speciale che consiglio
a tutti di sperimentare, giusto per vedere cosa può capitare....