ph. Sandro Bini, Lettera al nuovo decennio (Dicembre 2010)
Se qualcuno mi chiedesse qual'è l'aspetto più interessante e più bello del mio lavoro direi sicuramente che è quello di incontrare luoghi e persone, ma sopratutto di farli incontrare fra loro…
Nel corso degli anni ho sempre più pensato e vissuto la fotografia più che come professione come uno strumento di crescita personale. Mi domando infatti tutto ciò che avrei perso se non l’avessi praticata: visioni, luoghi, letture, incontri, amicizie, amori. Se viviamo la fotografia come tutto questo essa rappresenta davvero come diceva Luigi Ghirri “una straordinaria avventura del pensiero e dello sguardo”.
Ma per me è stata di più: è stata un fantastico grimaldello sociale e culturale, capace di aprire e “forzare” nuove porte, nuove conoscenze, capace di condurre a nuovi proficui “incontri” con fotografie, quadri, libri, film, filosofie, nuove discipline, autori ma soprattutto luoghi e persone.
La fotografia si fa da soli ma ci porta sempre verso l’”altro”. In questo ulteriore paradosso sta forse parte del suo straordinario appeal. Strumento teraupeutico ideale per i timidi, per chi cerca affannosamente una sua identità differenziata si è dimostrata, nella mia esperienza, anche uno straordinario elemento di aggregazione e partecipazione, insomma un modo per rimanere se stessi senza sentirsi troppo soli.
Buone visioni e buon anno a tutti!