venerdì 21 aprile 2023

AI & Photography: ovvero chi ha ucciso Liberty Valance?

Still film da John Ford,
"The man who killed Liberty Valance" (1962)


L'avvento della tecnologia AI nel campo delle immagini ha provocato il consueto scossone in ambito fotografico. La realizzazioni di immagini para-fotografiche tramite l'Intelligenza Artificiale ha riportato al centro del dibattito la questione su che cosa oggi sia fotografia e cosa no. Ovvero se nella sua definizione conti più il momento di produzione o quello di fruizione. La linea di difesa "lens based" (con gli associati concetti di scrittura di luce e di referenza reale), che in fin dei conti ha resistito anche alla rivoluzione digitale, comincia a vacillare, o meglio ad essere messa in questione da una prospettiva spettatoriale.

Possiamo domandarcelo in modo più diretto. Nella definizione del fotografico conta di più il momento produttivo (come viene realizzata tecnicamente l'immagine) o conta più quello percettivo (come viene fruita l'immagine)? Se le immagini prodotte dall'AI, pur con gli attuali "difetti", sembrano infatti fotografie e vengono esperite dal pubblico come tali (anche sapendo che sono generate al computer) possiamo considerarle fotografie oppure no? Mi sembra questo infatti l'aspetto più interessante del dibattito in corso (più che quello della legittimità o meno di poter partecipare con queste nuove immagini ai Concorsi fotografici).

Altre due questioni che pongo all'attenzione si orientano poi proprio sul lato produttivo. Se è vero che questi nuovi programmi generativi di immagini si basano su data base fotografici all'origine dell'immagine generata non ci sta forse (pure nell'incredibile ricostruzione e manipolazione finale) sempre un fotografo e una qualche referenza reale? E se il prompt dei comandi è di tipo testuale, non registriamo forse un'interessante convergenza-collaborazione-rivalsa fra testo e immagine, con una rinnovata predominanza del primo sulla seconda in cui è in definitiva l'operatore a dettare con più o meno precisione (almeno in parte) le regole all'algoritmo generativo?  Il fatto che per creare immagini interessanti sia necessario saper scrivere, mi sembra un elemento importante di questa nuova tecnologia.

Altre questioni etiche ed economiche riguardano poi la produzione, la gestione e il controllo dei programmi, le questioni del copywright e  gli ambiti di applicazione (artistici, professionali, commerciali) di queste nuove immagini, e  l'influenza e l'impatto che avranno sul lavoro, sulla cultura e sulla società. Infine, un altro portato interessante di questa nuova svolta,  riguarda la diffusione di un generale maggiore scetticismo nei confronti delle immagini, che già sensibilmente aumentato con la rivoluzione digitale (le immagini non sono la realtà, ne tanto meno la verità), allo stato attuale di diffusione di pericolose strategie comunicative (post-verità, fake news) mi sembra in definitiva piuttosto salutare.

*Il sottotitolo  fa riferimento all'omonimo film di John Ford del 1962.
 Son certo che i cinefili sapranno trovare l'aggancio concettuale a questo articolo.