martedì 24 maggio 2016

Trovate, cercate, costruite: fenomenologia genetica delle immagini fotografiche


© Sandro Bini > Senza Titolo 2016

Perdonatemi ma il virus didattico, con tutte le sue inevitabili schematizzazioni di comodo, non mi abbandona. Come nascono le fotografie? Si tratta di un tentativo di analisi pratico-fenomenologica, che poi ovviamente  rintraccia generi e stili più congeniali. Individuo tre dinamiche genetiche: le fotografie trovate, le fotografie cercate e le fotografie costruite. Premetto che talvolta si trova mentre si cerca (la chiamano serendipity), si cerca dopo aver trovato (non la chiamano, troviamogli un nome), si trova o si cerca mentre si costruisce (idem). Varianti, variabili, giochi combinatori cari a Calvino, Queneau e a me pure. Cominciamo!

Fotografie trovate, niente a che fare con la found photography (fotografie più o meno anonime recuperate per strada, nei rifiuti, nei mercatini, on line e valorizzate in apposito contesto artistico-concettuale), ma piuttosto doni del cielo o del caso. Si vaga con le gambe e/o con lo sguardo, non si deve cercare niente di preciso, poi eccolà la. Ma è l'immagine che viene a trovarci, come sostiene Baudrillard, o siamo noi che la troviamo? Pratiche consigliate: flanerie, derive urbane, fotografia inconsapevole (finalmente!). Spazio al corpo ai sensi, alle sollecitazioni dell'ambiente, non pensare (almeno prima di scattare e mentre si scatta) lasciarsi andare. Spesso capita che una fotografia trovata, spinga a ricercarne di simili e così dai "doni del caso" si passa alle "regole del caso" così care a Willy Ronis ma anche che so a William Klein.

© Duccio Ricciardelli > Tattile Psichico

Fotografie cercate, perdio ho un progetto, un tema, un focus scatto a colpo sicuro! Ma sono sicuro di essere sicuro? Non si sa! Ma almeno da principio faccio finta, perchè mi manca ancora la prova sul campo. Quando cerco la mia immagine o la mia storia spesso la trovo o faccio di tutto per realizzarla. E cavolo ce l'ho in testa! Ma spesso capita che trovi di più o trovi altro, e come la mettiamo? Mi innervosisco per il fallimento al primo test? Ma no dai  risettiamoci... Ecco si la progettualità deve essere così come un giovane corpo: elastica per funzionare. Non è proprio così come vorrei? Che fo sistemo, sposto, modifico in photoshop? Metto in scena? Ci sono limiti etici a tutto questo almeno per il reportage fotogiornalistico o la fotografia documentaria? Per me si per altri anche no, se ne discute tanto... Pratiche consigliate: fotografie per un progetto, una serie, un protfolio a tema, un libro, su dai al lavoro!

© Davide Palmisano > Timeless Persia 2016

Fotografie costruite: allestimento, set, staged photography. Ho l'immagine chiara in testa parto da una idea, una ricerca iconografico-concettuale, un disegno, un bozzetto. Attori, luci, scenografie, costumi, trucco e parrucco, oppure location attentamente scelte e studiate, niente è lasciato al caso sotto la mia accurata regia, tutto è apposto, tutto è sistemato (moda, pubblicità, staged photography) ciak si scatta!. Metto in scena la mia idea, la mia storia, il mio corpo, la mia arte, wow! Poi però capita che sul set qualcosa di imprevisto accade, "uno strappo nel cielo di cartapesta" diceva Pirandello fa irrompere l'imprevista e  intrattabile "realtà", qualcosa di non addomesticabile: la nube che offusca la luce del cielo, un gatto randagio che entra in campo, il vento che agita una tenda... Ecco da parte nostra questo "strappo" ce lo auguriamo! E ci auguriamo soprattutto che anche in questo caso il nostro Autore sia pronto ad accogliere e "sfruttare" certi preziosi suggerimenti mondani per evitare la frigida patinatura del troppo bello, perfetto e simulato.

© Francesca Donatelli > The Others 2012

PS Un ringrazimento a Duccio Ricciadelli, Davide Palmisano e Francesca Donatelli per aver gentilmente concesso l'utilizzo delle loro immagini per questo articolo.

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