Con Settembre, la fine delle vacanze e l’inizio di una nuova stagione lavorativa o di studio, è tempo di buoni propositi, che poi spesso sappiamo dove vanno a finire… Fra questi le iscrizioni in palestra, per rimanere o rimettersi in forma, o l’iscrizione a qualche Corso Serale per sopravvivere alla noia delle lunghe sere invernali. Qualcuno penserà anche a un Corso di Fotografia. Perché no? Chi non ha una fotocamera digitale oggidì? Io con la mia attività di Docente ovviamente ne incontro tanti, pieni di buoni propositi, e di attrezzature. Ma perché fare un Corso di fotografia? Per gli aspetti tecnici? Per il fascino delle attrezzature? Per socializzare? O per cosa altro… Io direi soprattutto per imparare a vedere e a relazionarsi, per imparare a raccontare e a raccontarsi per immagini, e per usare la fotografia come strumento di cultura e conoscenza umana. Sono tre i consigli per i neofiti di questa “disciplina”: tanta pazienza, lavoro e molta umiltà. La fotografia vera si comincia a conoscere non in qualche mese, ma in qualche anno, ed è solo frequentandola a lungo che si inizia ad orizzontarsi e a rendersi conto di che razza di potenziale grimaldello culturale e sociale possa essere una fotocamera, capace di aprire panorami culturali (dalla filosofia alla psicologia, dalla antropologia alla sociologia, dalla storia dell’arte al cinema, alla letteratura ecc.) e in grado tessere relazioni sociali fonte di crescita umana. La tecnica è importante ma si impara velocemente, basta applicarsi e rimanere aggiornati, quello per cui occorre tempo, metodo e costanza è saper vedere fotograficamente, farsi una cultura visiva, elaborare un proprio stile originale e imparare a relazionarsi col mondo e con gli altri impugnando una fotocamera. E’ quello che tentiamo di far capire con Deaphoto : stimolare la passione per la fotografia e ridimensionare quella per le macchine fotografiche, stornare l’attenzione dalle novità tecnologiche a quelle del linguaggio e della cultura fotografica, dai problemi del pixel a quelli della narrazione e della rappresentazione visiva, dalle tematiche della fotografia come oggetto d’arte a quelle della fotografia come metafora delle dinamiche sociali e culturali in atto. Per chiudere a mo’ di morale una piccola storia. Una sera un fotografo viene invitato a cena, la padrona di casa dopo aver visto le sue fotografie esclama: “Belle queste fotografie! Deve avere una gran macchina fotografica!”. Il fotografo rimane in silenzio e abbozza, ma al momento di salutarla a fine serata si congeda da lei in questo modo: “Grazie Signora. Buonissima cena! Deve avere sicuramente delle bellissime pentole”. Alla prossima!
1967? fair enough…
12 ore fa