La fotografia è troppo facile, troppo veloce, chiunque con le macchine digitali automatiche di oggi è in grado di farla! Verissimo! Ma che peso specifico hanno le fotografie di chi non ha cultura, visione, di chi -come cantava Ivano Fossati- “non ha giudizio”. Cosa c’è dietro una fotografia se non la storia o la non-storia di uno sguardo? Ecco l’immagine fotografica: la punta dell’iceberg, o un sughero galleggiante? La superficie misteriosa del mare o una semplice pozzanghera? E poi parafrasando Lucio Dalla quant’è profondo il mare? Qual’è il valore o il peso specifico di una fotografia? Secondo il modesto parere di chi scrive il peso specifico dipende in primo luogo da chi questa immagine l’ha fatta, poi da cosa rappresenta, dove, come e perchè è stata fatta, e poi da strane favorevoli, misteriose circostanze che ne detrminano la sua storia successiva e dai rapporti che questa immagine tesse e tesserà nel tempo con tutte le altre immagini dello stesso autore e degli altri fotografi: contemporanei, precedenti, successivi. Diceva Luigi Ghirri che le nuove fotografie cambiano il modo di vedere quelle vecchie. Verissimo! Mentre altri hanno notato come un fotografo in genere viene alla fine ricordato per poche immagini, che sono poi quelle veramente importanti. In ogni caso una volta nata una fotografia ha una sua storia e i propri itinerari, troppo spesso indipendenti da quelli del suo autore... Giusto così! Impariamo quindi nel valutare le fotografie a “sentire”, al di là del gusto personale e delle appartenenze culturali, il loro peso specifico. Ma chi può realmente farlo con la dovuta competenza? Diceva lo storico e critico della fotografia Diego Mormorio, alla recente presentazione di un suo libro rispondendo ad un giovane che gli domandava un po' ingenuamente come si fa a giudicare quando una fotografia sia bella, che per giudicare la fotografia bisogna innanzi tutto averla a lungo frequentata e praticata. Sono assolutamente d’accordo con lui: la capacità giudizio ha bisogno non di facili ricette, ma di cultura, competenza, sensibilità maturate lentamente nel tempo. Solo in questo modo uno sguardo educato, consapevole e sensibile è in grado di valutare correttamente una fotografia e il suo autore, di sentire se si tratta di un iceberg o di un sughero galleggiante sulla superfice dell'acqua, di sondare la profondità del mare o annusare il tanfo di una pozzanghera sporca. In apertura di questo articolo: Sandro Bini, Senza titolo (1996).
1967? fair enough…
12 ore fa