Sandro Bini, Atlante.it - Si Fest #23 - Ott 2014 |
Nel primo Weekend di Ottobre
in quel di Savignano abbiamo assistito a un evento. Il
riconoscimento culturale, se non la legittimazione, da parte di un importante
festival fotografico italiano (SI Fest #23) di un fenomeno della scena
fotografica contemporanea: quello di gruppi, collettivi, laboratori
e case editrici indipendenti che da almeno una decina di anni se non più cercano
di proporre alternative di produzione e pubblicazione di immagini fotografiche,
ma non solo, nell’ambito di una crisi politica, economica, istituzionale che ha
compromesso seriamente la tradizionale filiera commissione-pubblicazione
tipica della produzione fotografica novecentesca. La mostra Atlante.it nell’ex
Mir Mar di San Mauro a Pascoli ha presentato infatti, tutti insieme per la prima volta,
ben trentacinque gruppi fotografici, attivi da più o meno tempo in ricerche
territoriali/sociali di tipo “documentario” sul territorio del nostro paese,
evidenziando forse si una certa autorefrenzialità, omologazione estetica e di
contenuto, ma anche un incredibile e interessante fermento di idee, progetti ed
energie. L’operazione coraggiosa dei curatori del Festival, che farà storcere
il naso ai più conservatori, potrebbe segnare infatti uno snodo interessante negli sviluppi della fotografia italiana, che forse ancora in tanti fanno fatica
a comprendere. La nuova “Generazione Self” (self-committed, self-producing,
self-publishing) sostenuta dalla comunità di rete, pare infatti poter fare a
meno (ma non sappiamo bene come e soprattutto per quanto) delle tradizionali strutture
che hanno governato, nel bene e nel male, la fotografia italiana dal dopoguerra
ad oggi: editoria, agenzie, gallerie, musei, istituzioni pubbliche ecc. Ma l’interrogativo
sulla loro resistenza o resilienza (per usare una parola di moda) è soprattutto di tipo economico. Per quanto tempo questi
giovani e meno giovani riusciranno, in un periodo di crisi, a trovare le forze, le
risorse economiche e le energie per auto commissionarsi, auto prodursi, auto
pubblicarsi e nel frattempo riuscire a campare, senza non essere riassorbiti
(almeno in parte) da quel sistema in crisi che cercano di aggirare? I pericoli di una
stagione del riflusso sono ovviamente in agguato... Bello sarebbe che i
tradizionali poteri culturali che hanno fin adesso governato la fotografia
italiana aprissero gli occhi e cominciassero sull’esempio del SI fest a interrogarsi,
comprendere e valorizzare questo fenomeno, non per imbrigliarlo o fagocitarlo,
ma nella migliore delle ipotesi per sostenerlo e incoraggiarlo, mantenendone i caratteri di indipendenza e sperimentazione culturale, al fine di non disperdere questa
straordinaria forza ed energia o magari non finirne irrimediabilmente travolti.