sabato 26 maggio 2012

Clubbing Photography: l'esplosione di un genere


Ph Sandro Bini - Muv Fest - Firenze 2009
L’esplorazione della nightlife ha una grande tradizione nella fotografia del Novecento che inizia negli anni '30 con gli ormai “mitici” lavori di Brassai e Bill Brandt su Parigi e Londra, prosegue con quelli, forse meno conosciuti ma altrettanto "cult”,  di Ed Van der Elsken, Christer Stomholm, Peter Andersen (in mostra in questi giorni al Festival della fotografia europea di Reggio Emilia), per arrivare ai contemporanei e pluricelebrati Nan Goldin, Wolfgang Tillmans, Juergen Teller, Terry Richardson. Gli anni 89/90 con l’avvento della cultura e delle tecniche digitali, prima nella musica (house, tecnho, drum & bass) e poi nella produzione delle immagini, provocano una trasformazione sia delle forme del divertimento giovanile sia delle modalità della loro descrizione visiva. Fotografi europei legati al panorama musicale alternativo dei club e dei rave party (come i tedeschi Tillmans e Teller) o all’ambiente americano New Fashion e Clubbing, decisamente più glamour (come Richardson, Testino), ed altre narrazioni più intime e diaristiche (come quelle nate sulla scia del successo del lavoro dell’americana Goldin) segnano i modelli comportamentali, operativi e stilistici del nuovo stile fotografico, che si lega fortemente (nel quadro storico e culturale di una società fortemente mediatica e declinata sul visivo) a modelli alternativi e new fashion: forte coinvolgimento diretto da parte dei fotografi, abbattimento di ogni tipo di distanza sociale e generazionale con i temi e i soggetti delle ricerche,  utilizzo di strumentazione low-fi, estetizzazione dell’”errore fotografico”, accettazione consapevole della casualità e ampio ricorso alla tecnologia digitale sia in fase di acquisizione che di postproduzione delle immagini. Dagli anni Duemila, a livello globale, assistiamo infine a un veloce proliferare di questo “genere”. La medializzazione in diretta permessa dalla diffusione di massa della fotografia digitale (inclusa la possibilità di condividere le immagini realizzate con i fotofonini in tempo reale sui socialnetwork) la rendono una pratica sociale compulsiva e sempre più diffusa nella descrizione del diveritmento giovanile, con esiti estetici anche interessanti e possibili “utilizzi” nel reportage sociale. La pratica consapevole e riflessiva del nuovo genere non deve essere infatti sottovaluta dai fotografi impegnati per un’analisi attenta delle forme e dei comportamenti delle nuove abitudini e degli stili di vita delle culture giovanili.

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