martedì 3 settembre 2019

"Bella questa fotografia sembra un film, anzi una serie tv": la fotografia dal pittorialismo a Netflix. (Appunti per un excursus storico)


© Graziano Panfili, Untitled 2019

Che la fotografia artistica o d'autore nasca con un inevitabile, forte debito pittorico è cosa da tempo ampiamente studiata e analizzata da storici e critici della fotografia: dal pittorialismo di fine ottocento (con riferimenti che vanno dall'Accademia all'Impressionismo) passando al neoplasticismo modernista di certa straight photography americana, fino alle "nuove visioni" dell'avanguardie europee (dal surrealismo all'astrattismo) e al concettualismo più o meno pop (degli anni 60/70), in cui però la fotografia non è più "ancella" ma inizia a diventare protagonista e motore del cambiamento del paradigma visuale contemporaneo e il suo rapporto con la pittura e con l'arte diventa di osmosi reciproca.

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© O. G. Rejlander, The two ways of life, 1857

Nel frattempo però sono arrivati, si sono diffusi e hanno avuto un grande successo popolare, fra fine Ottocento e gli anni 80 del Novecento, in ordine di apparizione: il cinema (dal bianconero muto al technicolor sonoro), la televisione (idem) e il video. Tutte "arti medie", come del resto la fotografia commerciale e di massa (la cui influenza inizia però a farsi sentire anche su quella autoriale). Per arrivare infine agli ultimi trent'anni in cui la diffusione del web e la straordinaria popolarità dei social network (a partire soprattutto dalla seconda metà del primo decennio degli anni duemila),  hanno portato all'attuale configurazione liquida e globale di produzione, diffusione e condivisione delle immagini. Tutti questi nuovi strumenti hanno portato, infatti (grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi linguaggi) alla nascita di nuovi contenuti e nuovi contenitori-diffusori, producendo di fatto nuovi immaginari, che hanno certamente avuto contributi da quelli precedenti, ma che hanno indirizzato molto velocemente (specie nell'ultimo trentennio) l'evoluzione delle nuove estetiche e delle nuove pratiche fotografiche. Basti confrontare il panorama degli anni 80-90 con quello contemporaneo per comprendere gli effetti della rivoluzione digitale nel mondo delle immagini tecnologiche.


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© Gregory Crewdson, Benealth the roses 2003-2007

Ecco allora che la cosidetta staged photography, che è sempre esistita (basti ricordare l'autoritratto in figura di annegato di Hippolyte Bayard del 1840, un anno dopo il brevetto del Dagherrotipo), passa nell'arco di circa un trentennio (1980-2000) dal riferimento iconico pittorico otto-novecentesco (compreso quello delle avanguardie) a quello cinematografico-televisivo-pubblicitario- (Cindy Sherman, Jeff Wall, Gregory Crewdson), fino ad arrivare agli anni '10 del nuovo millennio, quando il grande successo delle serie tv e di Netflix e dei cosiddetti Social (Facebook e Instagram su tutti)  ha comportato certamente una influenza estetica, ma direi anche strutturale, sul linguaggio della fotografia contemporanea e in particolar modo (ma non solo) su quella messa in scena.

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Still video da un episodio della serie tv  © "Black Mirror" (dal 2011)

Le influenze specifiche e reciproche dei linguaggi visivi contemporanei (perché come detto in precedenza da tempo osmotiche e bidirezionali) sono ancora in gran parte da esplorare e da studiare, ma sicuramente si fanno sentire nel presente e si faranno sentire in futuro, anche se nell'immaginario popolare la sudditanza pittorica è al momento ancora molto presente e lontana da essere superata (basti pensare alla tipica e diffusissima espressione "Bella questa fotografia sembra un quadro!"). Tutto ciò  è dovuto forse  alla  fissità dell'immagine fotografica che rende difficile il confronto con le immagini-movimento di cinema e serie tv? O piuttosto da una tradizione nobile ed elitaria (quella della pittura e della storia dell'arte) che resiste e ancora domina nell'immaginario visivo contemporaneo? Chissà... Magari le due cose insieme. Ma forse qualcuno, fra i più giovani o lungimiranti, con cautela sta già iniziando a formulare ed usare (anche un po' provocatoriamente e ironicamente) nuove espressioni e paragoni ("Bella questa fotografia sembra un film, anzi una serie tv!") dove però è ancora quasi sempre la fotografia (per un suo storico complesso di inferiorità o istinto gregario ancora non del tutto superato) ad essere paragonata agli altri linguaggi visivi considerati più nobili, mentre molto raramente succede il contrario. Se e quando mai si diffonderà, a livello di uso comune, una simile espressione ribaltata, sarà per la storia sociale della fotografia un momento importante.




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