venerdì 1 giugno 2018

In the cage: il genere fotografico da gabbia a possibilità


Sandro Bini,  Cascine del Riccio 2015

Molti fotografi contemporanei considerano i tradizionali generi fotografici come una prigione creativa di cui liberarsi. Se il riferimento è alla manualistica popolare con definizioni stereotipate e regole rigide non possiamo che essere d'accordo, anche se considerare i generi fotografici una prigione significa di fatto accettare e avallare questa vulgata, mentre credo che andrebbe ripensato il genere (e non solo quello fotografico) storicamente come un organismo in costante evoluzione e trasformazione.

Ciò non significa che non si possa o non si deva nei propri progetti mischiare le carte o ibridare i generi e i linguaggi se necessario, anzi tutt'altro, ma annullare lo spazio di senso e di aspettativa che il genere comporta significa di fatto rischiare di annullare non solo la sua tradizione, ma anche lo spazio della possibile  sperimentazione ed evoluzione delle sue strutture e dei suoi linguaggi. Ne abbiamo ottimi esempi in letteratura e nel cinema (basti pensare alla fantascienza o al giallo), in pittura (paesaggio, ritratto, natura morta) e credo anche in fotografia (mi viene in mente Man Ray per quanto ha creato e innovato con lo still life, il ritratto e il nudo).

Che poi il crossover a tutti i costi rischi anche questo di diventare una gabbia creativa è un'ulteriore aspetto su cui invito a riflettere. La formuletta contemporanea, ampiamente praticata e divulgata, di paesaggio-still life-ritratto di certa new documentary o la sovrabbondanza di immagini evocativo-emotive nella narrazione intimista e nel nuovo reportage, rischiano di diventare altrettanti stereotipi e clichè visivi che finiscono di fatto con l'annoiare.

Il genere nella prospettiva che ho cercato di risignificare potrebbe invece costituire una possibilità creativa alternativa, pur all'interno di quei limiti che tutti gli riconosciamo, ma che potremmo provare a sfruttare per liberare la nostra immaginazione, perchè molto spesso è proprio all'interno di limiti dati o (auto)imposti che possono nascere nuove straordinarie possibilità.


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