Sandro Bini, Esplorazioni sulla Via Pistoiese / Questo Paese |
Nel 2001 anno di fondazione di Deaphoto mi occupavo già da tempo di fotografia di territorio e dovendo dare una mission all'Associazione scrivevo:
(...) L'intenzione è quella di promuovere la
fotografia nel quadro di una forte socialità, sentita quale unico
veicolo per un autentico coinvolgimento emotivo e intellettuale
nell'analisi delle problematiche contemporanee. Le attività sono rivolte
a tutti coloro che intendono il medium come strumento di relazione, di
apertura e di indagine e in particolar modo ai giovani che vogliono
farne uno strumento critico di conoscenza. I
progetti sono indirizzati principalmente alle analisi delle questioni
sociali e ambientali del Territorio con campagne di indagine,
documentazione e sensibilizzazione che accompagnano da sempre le nostre
attività formative.
Più tardi dopo aver costruito nel tempo uno Staff di lavoro individuavo, insieme agli altri membri, quelli che erano gli obbiettivi della nostra ricerca:
1.
Promuovere la conoscenza del territorio, sensibilizzando l’opinione
pubblica verso le sue problematiche economiche, sociali e ambientali,
favorendo interventi di pianificazione urbanistica e intervento sociale.2. Svolgere una continuata e sistematica operazione di monitoraggio
del patrimonio, architettonico, urbano, paesistico e ambientale,
segnalando con tempestività il formasi di fenomeni di degrado sociale e
ambientale. 3. Costituire un importante archivio fotografico che documenti e
interpreti le rapide trasformazioni del paesaggio contemporaneo
rendendone visibili e facilmente comprensibili le dinamiche di sviluppo e
i fenomeni (positivi e negativi) che le accompagnano.
Inidicando poi come la filosofia di progettazione e il metodo operativo si basassero su fondamentali presupposti concettuali della fotografia contemporanea sul paesaggio:
1. la consapevolezza del significato economico-sociale-culturale del Territorio;
2. la soggettività analitica e la parzialità del rilevamento quale
migliore approccio per l’analisi della complessità visiva del paesaggio
contemporaneo;
3. la centralità dell’esperienza e della relazione fisico-emotiva per una riappropriazione critica dello spazio;
4. la valorizzazione formale dell’esperienza fotografica dei luoghi e il suo collegamento alle altre estetiche contemporanee.
Al di là di questi importanti presupposti culturali, le metodologie di
approccio tecnico e formale variano, a seconda dei temi e degli spazi
affrontati, dal rigore documentario alle strategie informali del
reportage. Comunque, e in ogni caso, gli autori sono assolutamente
lasciati liberi nella scelta e nella interpretazione dei diversi
soggetti all'interno dell'area oggetto di documentazione. Unici vincoli
sono solo, eventualmente, quelli di natura topografica (limiti
geografici del campo di azione del reportage) e temporale (eventuali
termini di consegna dei materiali).
Tutto questo lungo, spero non troppo noioso, preambolo per far capire come fosse quasi un destino che la notevole intuizione progettuale di Fulvio Bortolozzo prima con la creazione di una community facebookiana di "fotografi territoriali" (We do the rest) e successivamente con l'ideazione e lo sviluppo del progetto fotografico Questo Paese (oggi diventato un bel volume acquistabile on demand su Blurb) non potesse non incotrare fin dall'inizio la mia simpatia, coincidendo di fatto con la mia idea di fotografia come relazione sociale e esplorazione visiva del reale e con quella di una politica culturale collettiva tesa a smitizzare la figura del Grande Autore e un certo eroismo della visione duro a morire e pronta ad aggirare le tradizionali formule e canali che governano la cultura visiva e non solo in Italia con una operazione di autoproduzione "dal basso".
Un grazie e sopratutto un bravo quindi a Fulvio e a tutti i fotografi e gli autori dei testi che hanno contribuito a questa preziosa ricerca. Che avrà sicuramente qualche pecca o qualche ingenuità, ma che ha degli incontestabili meriti: primo fra tutti quello di riportare l'attenzione sulle realtà del nostro Paese e su di una fotografia come rivelazione del reale, secondariamente quello di fare raccontare i luoghi da parte di chi realmente li conosce e li vive. Un primo importante obbiettivo, al quale mi auguro possono aggiungersene altri (nei modi e nelle forme che il curatore di questa coraggiosa iniziativa reputerà più adeguati) è stato raggiunto. Da parte mia, e spero di tutti i "paesani", il sostegno e la condivisione che questo Progetto sicuramente merita, sicuro che in tanti lo dovranno prima o poi conoscere ed apprezzare.
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