giovedì 11 aprile 2013

Dall’informazione all’intrattenimento: le ingenue domande sugli sviluppi di una professione.



Sandro Bini, img 7226, Marzo 2013

Le recenti polemiche nate e sviluppatesi intorno ai Premi di fotogiornalismo, in cui non mi voglio impantanare, mi fanno riflettere stavolta sugli sviluppi di una professione forse in crisi, sicuramente in rapidissima trasformazione, nonché venir la voglia di interrogare tutti i mei lettori, e in particolar modo quelli più attenti e navigati sulle questioni legate al fotogiornalismo  ai  quali chiederei il favore di rispondere in modo altrettanto semplice e chiaro ad alcune "ingenue" domande:
 
1) Per vincere i premi di fotogiornalismo occorre essere fotogiornalisti più o meno accreditati e aver pubblicato i propri lavori in un organo di informazione? Si? No? E se no come mai? E perché? Ovvero (è di fatto la stessa domanda): come fotografi si è lavorato per vendere un servizio e dare una notizia o un approfondimento su un tema o solo per partecipare a un concorso nella speranza di  vincere un premio? 
2)  Se il reportage è "un racconto per immagini", ha senso nei Concorsi di fotogiornalismo premiare un singolo scatto? 
3) Un servizio su un evento minore e/o non di attualità può legittimamente aspirare a un premio? Oppure no? E se no come mai? E perché? 
4) Infine si partecipa a un premio per consacrarsi o si gareggia per entrare nel "giro"? Ovvero il premio consolida una professione già avviata o di fatto rappresenta l’unico modo per un giovane fotografo di entrare nel mercato?


Finite le domande, passiamo oltre, alla riflessione generale che vorrei fosse altrettanto chiara. Mi sembra che oggi la professione di fotoreporter sia in un ripido declivio: quello del passaggio dall’informazione (leggi editoria) a quello dell’intrattenimento (leggi premi e festival connessi). Niente di male, ma il fotoreporter da testimone-informatore rischia di diventare (qualcuno glielo devo pur dire) intrattenitore turistico-culturale o addirittura un Artista con tutti i diritti, in quest’ultimo caso, di photoshoppare come e quanto gli pare. Sarebbe utile però che si incomiciasse a dirlo e in questa rinnovata veste, almeno alcuni, incominciassero a presentarsi a pubblico e critica.