mercoledì 3 febbraio 2010

Io lo so già usare... Piccola riflessione sull’utilizzo dei programmi di postproduzione digitale

ph. Sandro Bini, Misura di un'Assenza (Firenze - Giardini di Boboli, Gennaio 2010)

La presunzione impera. L’umiltà latita, con sua cugina la pazienza. Photoshop? Lightroom? Camera Raw? Io li so già usare! Basta aver aperto una decina di volta uno dei programmi e aver mosso tre cursori che eccoci diventati esperti in postproduzione digitale. Del resto con la camera oscura tradizionale non era molto diverso: bastava essere entrati un paio di volte un laboratorio per sentirsi dire: io so stampare! L’apprendistato pare in declino per non dire dello studio e della sperimentazione sensata. Ma alla base devo registrare, soprattutto e purtroppo, una mancanza di cultura visiva in cui tutto il resto naufraga. Con i programmi di fotoritocco molti ripetono e sopratutto vogliono la “pappa scodellata”, facili ricette da applicare ai vari tipi di fotografia. Imperano i tutorials e i loro greggi on line. Il sottoscritto nella sua modesta esperienza di docente con Deaphoto pratica e consiglia “formule didattiche di resistenza”. Questa la semplificata: “io vi spiego al meglio le specificità tecniche e le funzionalità degli strumenti di fotoritocco dei vari programmi. Quello che poi ci fate sono fatti vostri…” Dichiarazione deludente e frustrante per il povero studente in cerca di soluzioni rapide e per un rapido successo. Ma il buon povero Maestro insiste credendo che ognuno debba trovare da se il proprio stile, anche in postproduzione, a seconda dei vari progetti e le diverse immagini e, soprattutto, il modo migliore per utilizzare i sofisticati strumenti messi a disposizione dalla tecnologia digitale che possano valorizzare un lavoro in partenza già interessante. Certo la strada è più lunga e faticosa, implica ore trascorse incollati a un monitor a sperimentare, e soprattutto, nello stesso tempo, massicce iniezioni di cultura visiva. Gli “apparati”, come direbbe Vilem Flusser*, marchiano l’immagine tanto che un occhio esperto potrebbe riconoscere la fotocamera e il software di fotoritocco utilizzato per ritoccare un’immagine… ecco cerchiamo di trarlo in inganno il più possibile! Cerchiamo di trovare il nostro stile anche in questo ambito sempre più importante della pratica fotografica, “piegando” gli apparati ai nostri modesti fini.

*Vilem Flusser,
Per una filosofia della fotografia , Milano, Mondadori 2006.