© Sandro Bini, Florence city centre, 2008 |
Ma chi è oggi un fotografo? Se in un recente articolo ho raccontato la fotografia come un'opinione, tanto più oggi è l'idea di colui che la pratica. Pronunciando o scrivendo questa parola infatti ognuno di noi idealizza il suo "pesonal photographer", con tutta l'annessa mitologia, crediamo di parlare di qualcosa di oggettivo e attendibile, condivisibile da tutti, mentre in realtà piombiamo di nuovo nel più assoluto relativismo soggettivo. Ancora una volta insomma non ci intendiamo! Proviamo allora un po' sul serio e un pò' per gioco a tracciare una tipologia liquida:
1) Il fotografo è colui che ad ogni livello e grado utilizza un apparecchio fotografico (di qualsiasi tipo), produce, pubblica o condivide immagini. Secondo questa definizione "democratica" oggi più o meno siamo "tutti fotografi". La tipologia liquida prevede però che qualcuno di questi fotografi anche se non professionista (vedi il punto 2) possa essere retribuito occasionalmente (prevalentemente a nero) per la realizzazione di servizi fotografici di vario genere e possa accedere talvolta (quasi sempre senza retribuzione) in ambito artistico o di ricerca (vedi punto 3) se non addirittura nella didattica (circoli fotografici e simili). Sempre più frequente la situazione di persone con lavoro dipendente che svolgano la professione di fotografo in maniera più o meno continuativa come "secondo lavoro" con regolare apertura di partita iva.
2) Il fotografo è un professionista o un artigiano (sempre più raramente un dipendente) che sbarca il lunario in maniera prevalente se non esclusiva tramite la pratica fotografica. Prove oggettive e inconfutabili di questo status: la partita iva (o il contratto di lavoro o busta paga), la dichiarazione dei redditi. La tipologia liquida può prevede frequenti incursioni nell'ambito della fotografia artistica o di ricerca (quasi sempre non retribuita) o nella didattica (retribuita).
3) Il fotografo è un artista che viene retribuito a vario titolo per la propria ricerca (vendita di foto, mostre, pubblicazioni ecc). Anche in questo caso prove oggettive e inconfutabili di questo status: la partita iva, la dichiarazione dei redditi, il riconoscimento e la pubblica notorietà. Non escluse incursioni nell'ambito della fotografia commerciale ed editoriale e nella didattica. La tipologia liquida prevede però anche fotografi che pur ottenendo notevoli soddisfazioni in questo ambito di fatto si mantengono attraverso un altro mestiere, anzi direi che in questo settore mi pare oggi la situazione più diffusa.
Da questa piccola analisi emerge come ogni appartenente ad ognuna di queste tipologie liquide sia più o meno socialmente legittimato a dichiararsi fotografo, e come nella pratica di oggi sfumi sempre più la tradizionale distinzione fra fotografo amatoriale e professionista. Quello che colpisce in questa tipologia (che risponde credo di fatto alla situazione attuale, almeno in Italia) è che manchi qualsiasi riferimento ad una preparazione culturale. La cosa non è colpa di chi scrive, ma della situazione legislativa italiana. Di fatto da noi qualsiasi persona può aprire una partita iva e svolgere la professione di fotografo (sia in ambito artistico che commerciale ed editoriale) e non è previsto nessun titolo di studio o formazione specifica. Per la mia personale mitologia di fotografo questo dato di fatto ad oggi non è accettabile.
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