lunedì 21 novembre 2016

Per una politica della fotografia: il caso Deaphoto



Sandro Bini >  I Confini della Città - Argingrosso 2002

Dopo un bel po’ di tempo torno a scrivere su questo mio blog, che tanto mi ha dato come spazio di riflessione ed elaborazione personale e spero forse qualcosa anche a qualcuno che nel tempo lo ha letto, seguito e magari commentato. Il Blog non ha mai avuto una pubblicazione cadenzata e costante. Ma va bene così!

Questo articolo, il cui titolo parafrasa un celebre saggio sulla fotografia a me caro, nasce dall’urgenza di caldeggiare la necessità di una strategia politica nella propria pratica fotografica e culturale. Non avendo ambizioni o forse strumenti per posizionarmi su un piano generale, farò anch'io per una volta il "tiramulisnita" raccontandovi del caso Deaphoto  Associazione Culturale della quale sono il fondatore e il Direttore da più di sedici anni.

Con Deaphoto abbiamo scelto una posizione defilata, se vogliamo un po' autarchica e underground. Abbiamo scelto di essere fuori "dai giri giusti", dai grandi nomi, dalle clientele politiche, dai favori di scambio, dalle mode, dai trend. Portiamo avanti con dedizione e costanza da sedici anni la nostra ricerca che può piacere o meno ma che credo abbia motivazioni autentiche e profonde. Siamo sempre stati aperti al dialogo, allo scambio, alle collaborazioni con chi condivide le nostre scelte e le nostre visioni. Siamo disponibili a lavorare duramente controcorrente, ma con qualità, per difendere la nostra idea di fotografia "popolare" e divulgativa, contro le visioni elitarie e autoreferenziali dei pochi, a favore di visioni sociali aperte e accessibili a tutti. In quanto crediamo nella fotografia come formidabile strumento culturale di relazione e di conoscenza, nella didattica abbiamo portato avanti una strategia low cost per rendere possibile a tutti la partecipazione ai nostri corsi e workshop nella speranza di rendere più comprensibile al maggior numero di persone possibile la complessità del linguaggio fotografico. Nella progettualità ci occupiamo soprattutto del territorio e  della sua socialità privilegiando le aree periferiche e marginali, dando vita a progetti pluriennali molti dei quali ancora in corso. Dal 2010 pubblichiamo un webmagazine  Clic.hè per dare spazio alle visioni degli altri fotografi che, sollecitati su specifici temi di ricerca a noi cari, tanto ci hanno insegnato. Da otto anni promoviamo l’editoria fotografica con le “Scritture di luce” e diamo spazio alle voci dei fotografi con “Parole di luce”, il nostro programma radio, o incontrandoli di persona alle “Colazioni con i fotografi, esperienze entrambe giunte alla loro terza edizione. Speriamo in questo modo di aver contribuito alla cultura fotografica e alla sua divulgazione fra la gente e di aver reso per questo un servizio alla collettività. Con tutti gli strumenti con cui nel tempo e con tanto lavoro ci siamo dotati pensiamo di continuare ancora con lo stesso spirito divulgativo e di approfondimento che fin qui ci ha guidato e di incontrare e confrontarci con chi sarà interessato alle nostre iniziative.