mercoledì 30 settembre 2015

"Personal photographer": una mitologia personale


sandro bini > myphotolibrary / detail 2013

Dopo l'ultimo mio articoletto che attestava la legittimazione nella prassi sociale dell'utilizzo del termine "fotografo" a qualsiasi fotografante camera munito (smartphone compreso) e nel quale riflettevo come ognuno di noi abbia in testa la sua mitologia del "vero fotografo" spesso poco coinciliabile con quella degli altri, ho ricevuto da più parti sollecitazione ad esprimere la mia personale mitologia, ovvero a elencare i valori che secondo me fanno di un fotografante un "Fotografo". La cosa mi ha solleticato. Un elemento da cui partire, non determinante, ma che non posso disconoscere è la professonalità: la fotografia come mestiere. Fino forse agli anni '90 almeno un fotografo per il senso comune era un professionista, qualcuno che campava con la fotografia, ma non basta! C'erano e ci sono infatti illustri esempi di fotografi non mestieranti riconosciuti come autori. E allora come la mettiamo? Ecco la faccenda della autorialità in fotografia e alquanto intrigante e sibillina. Chi, come e quando si definisce un autore? Chi lo legittima? Imperversano infatti oggi esempi di autolegittimazone o legittimazione di scambio e di gruppo (io legittimo te e tu legittimi me, la logica social del like), ci sono poi gli adetti ai lavori, la cosidetta "community" con le sue tante fazioni che portano ognuna avanti la propria "scuderia", poi ci sono i riconoscimenti, i premi le pubblicazioni qualcosa di relativamente più attendibile. Ma bastano? Ci potrebbe essere poi anche una legittimazione culturale? Ovvero caro fotografo sei veramente preparato? Hai studiato? Sei bravo? Per Efrem Raimondi, sempre affilato e parco con le parole, un fotografo è uno che "fa fotografia", ma mica te lo spiega tanto cosa vuol dire eh... La cosa mi intriga! Cosa significa "fare fotografia"? Interpreto e forse sbaglio, per me fare fotografia, è vivere con la fotografia al proprio centro-decentrato, contribuire a spostarla ogni volta un po' più avanti,  attribuirle senso e speranza, interrogare il mondo e se stessi tramite questo artificio, dagli energia, fatica, tempo, tanto, insomma averci parecchio a che fare. Ecco che la mitologia si connota di senso filosofico ed esistenziale e citando "nientepopodimeno" che  il fu Henri Cartier Bresson posso ben dire che si per un fotografo come lo penso io "la fotografia è un modo di vivere". Se è solo un modo di campare o di apparire mi spiace ma nel mio mito non ci sei dentro!  Ma anche questo fatto chi può certificarlo, se non ognuno per se stesso? Chiudo ancora con una domanda e privo di certezze. Mitologia debole, mitologia liquida figlia dei tempi. Auf wiedershen!

giovedì 3 settembre 2015

Il fotografo: una tipologia liquida

© Sandro Bini, Florence city centre, 2008

Ma chi è oggi un fotografo? Se in un recente articolo ho raccontato la fotografia come un'opinione, tanto più oggi è l'idea di colui che la pratica. Pronunciando o scrivendo questa parola infatti ognuno di noi idealizza il suo "pesonal photographer", con tutta l'annessa mitologia, crediamo di parlare di qualcosa di oggettivo e attendibile, condivisibile da tutti, mentre in realtà piombiamo di nuovo nel più assoluto relativismo soggettivo. Ancora una volta insomma non ci intendiamo! Proviamo allora  un po' sul serio e un pò' per gioco a tracciare una tipologia liquida:

1) Il fotografo è colui che ad ogni livello e grado utilizza un apparecchio fotografico (di qualsiasi tipo), produce, pubblica o condivide immagini. Secondo questa definizione "democratica" oggi più o meno siamo "tutti fotografi". La tipologia liquida prevede però che qualcuno di questi fotografi anche se non professionista (vedi il punto 2) possa essere retribuito occasionalmente (prevalentemente a nero) per la realizzazione di servizi fotografici di vario genere e possa accedere talvolta (quasi sempre senza retribuzione) in ambito artistico o di ricerca (vedi punto 3) se non addirittura nella didattica (circoli fotografici e simili). Sempre più frequente la situazione di persone con lavoro dipendente che svolgano la professione di fotografo in maniera più o meno continuativa come "secondo lavoro" con regolare apertura di partita iva.

2) Il fotografo è un professionista o un artigiano  (sempre più raramente un dipendente) che sbarca il lunario in maniera prevalente se non esclusiva tramite la pratica fotografica. Prove oggettive e inconfutabili di questo status: la partita iva (o il contratto di lavoro o busta paga), la dichiarazione dei redditi. La tipologia liquida può prevede frequenti incursioni nell'ambito della fotografia artistica o di ricerca (quasi sempre non retribuita) o nella didattica (retribuita).

3) Il fotografo è un artista che viene retribuito a vario titolo per la propria ricerca (vendita di foto, mostre, pubblicazioni ecc). Anche in questo caso prove oggettive e inconfutabili di questo status: la partita iva, la dichiarazione dei redditi, il riconoscimento e la pubblica notorietà.  Non escluse incursioni nell'ambito della fotografia commerciale ed editoriale e nella didattica. La tipologia liquida prevede però anche fotografi che pur ottenendo notevoli soddisfazioni in questo ambito di fatto si mantengono attraverso un altro mestiere, anzi direi che in questo settore mi pare oggi la situazione più diffusa.

Da questa piccola analisi emerge come ogni appartenente ad ognuna di queste tipologie liquide sia più o meno socialmente legittimato a dichiararsi fotografo, e come nella pratica di oggi sfumi sempre più la tradizionale distinzione fra fotografo amatoriale e professionista. Quello che colpisce in questa tipologia (che risponde credo di fatto alla situazione attuale, almeno in Italia) è che manchi qualsiasi riferimento ad una preparazione culturale. La cosa non è colpa di chi scrive, ma della situazione legislativa italiana. Di fatto da noi qualsiasi persona  può aprire una partita iva e svolgere la professione di fotografo (sia in ambito artistico  che commerciale ed editoriale) e non è previsto nessun titolo di studio o formazione specifica. Per la mia personale mitologia di fotografo questo dato di fatto ad oggi non è accettabile.