lunedì 6 ottobre 2014

Generazione Self: una nuova via della fotografia italiana?

Sandro Bini, Atlante.it - Si Fest #23 - Ott 2014

Nel primo Weekend di Ottobre in quel di Savignano abbiamo assistito a un evento. Il riconoscimento culturale, se non la legittimazione, da parte di un importante festival fotografico italiano (SI Fest #23) di un fenomeno della scena fotografica contemporanea: quello di gruppi, collettivi, laboratori  e case editrici indipendenti che da almeno una decina di anni se non più cercano di proporre alternative di produzione e pubblicazione di immagini fotografiche, ma non solo, nell’ambito di una crisi politica, economica, istituzionale che ha compromesso seriamente la tradizionale filiera commissione-pubblicazione tipica della produzione fotografica novecentesca. La mostra Atlante.it nell’ex Mir Mar di San Mauro a Pascoli ha presentato infatti, tutti insieme per la prima volta, ben trentacinque gruppi fotografici, attivi da più o meno tempo in ricerche territoriali/sociali di tipo “documentario” sul territorio del nostro paese, evidenziando forse si una certa autorefrenzialità, omologazione estetica e di contenuto, ma anche un incredibile e interessante fermento di idee, progetti ed energie. L’operazione coraggiosa dei curatori del Festival, che farà storcere il naso ai più conservatori, potrebbe segnare infatti uno snodo interessante negli sviluppi della fotografia italiana, che forse ancora in tanti fanno fatica a comprendere. La nuova “Generazione Self” (self-committed, self-producing, self-publishing) sostenuta dalla comunità di rete, pare infatti poter fare a meno (ma non sappiamo bene come e soprattutto per quanto) delle tradizionali strutture che hanno governato, nel bene e nel male, la fotografia italiana dal dopoguerra ad oggi: editoria, agenzie, gallerie, musei, istituzioni pubbliche ecc. Ma l’interrogativo sulla loro resistenza o resilienza (per usare una parola di moda) è soprattutto di tipo economico. Per quanto tempo questi giovani e meno giovani riusciranno, in un periodo di crisi, a trovare le  forze, le risorse economiche e le energie per auto commissionarsi, auto prodursi, auto pubblicarsi e nel frattempo riuscire a campare, senza non essere riassorbiti (almeno in parte) da quel sistema in crisi che cercano di aggirare? I pericoli di una stagione del riflusso sono ovviamente in agguato... Bello sarebbe che i tradizionali poteri culturali che hanno fin adesso governato la fotografia italiana aprissero gli occhi e cominciassero sull’esempio del SI fest a interrogarsi, comprendere e valorizzare questo fenomeno, non per imbrigliarlo o fagocitarlo, ma nella migliore delle ipotesi per sostenerlo e incoraggiarlo, mantenendone i caratteri di indipendenza e sperimentazione culturale, al fine di non disperdere questa straordinaria forza ed energia o magari non finirne irrimediabilmente travolti.